La Calabria e il suo (triste) presente...
Oggi vi scrivo per parlarvi di uno spettacolo a dir poco
inglorioso di quella bellissima regione che è la Calabria. Sapete benissimo che adoro alla follia le
cittadine di Pizzo Calabro e Tropea, ma anche loro non sono immuni da una piaga
che (purtroppo) il nostro territorio conosce bene: il degrado ambientale. Ho
avuto modo di “testare” questa realtà l’estate scorsa a Pennello, una località
vicina a Vibo Marina dichiarata nel 2010 uno dei luoghi più inquinati dell’area
vibonese (divieto di balneazione emesso a maggio 2011, per altro non segnalato!),
e oggi l’ho sperimentata nuovamente con la spiaggetta che accompagna la
bellissima chiesa di Piedigrotta.
Andiamo con ordine. La chiesetta di Piedigrotta ha da tempo
superato (dicono) i bronzi di Riace per numero di visitatori, ma a noi la
visita si preannuncia già storta: dopo aver acquistato il biglietto, scopriamo
con rammarico di aver speso inutilmente il denaro. Non c’era nessun custode, la
chiesetta è aperta e a entrata libera. Si tratta di un monumento particolare,
costruito nel XVII secolo da alcuni naufraghi napoletani sopravvissuti ad una
tempesta in mare, durante la quale avevano fatto voto di erigere una cappella
votiva se fossero sopravvissuti alle intemperie. Lo fecero, e il risultato è a
dir poco stupefacente: il mare la sta lentamente erodendo (in alcuni tratti era
un po’ allagata), i colori sono ormai sbiaditi ma le statuette stupiscono per
il lavoro paziente degli scalpellini. Da segnalare un piccolo presepe e delle
bellissime decorazioni con tematiche
navali sul soffitto. Purtroppo lo stato di conservazione comincia a
divenire precario, e se siete claustrofobici potreste sentirvi male (io non lo
sono, ma si avverte uno strano senso di oppressione). Merita comunque una
visita magari di sera, quando è illuminata a dovere.
Piedigrotta |
Ma veniamo alla parte
dolente. La chiesa si affaccia sul mare, il che contribuisce al suo fascino. Il
problema è che lo stato della spiaggia è vergognoso! Quella che ho ammirato è
una vera discarica a cielo aperto, affacciata su acque cristalline dove,
purtroppo, si erge la bandiera rossa.
Bottiglie di plastica, polistirolo, spugne, confezioni di
veleno per topi e insetticidi, resti di ciabatte, alghe, carcasse di animali,
buste di plastica: questo è ciò che abbiamo avuto modo di vedere e immortalare
nelle nostre fotografie. È questo ciò
che vogliamo lasciare ai nostri figli? Sembrerà una frase fatta, ma come disse
Severgnini tempo fa su una rivista, dobbiamo metterci in testa che il futuro
siamo noi, il miglioramento è possibile ma deve partire da noi e non dalla
frase “che ci volete fare, siamo italiani”. Cambiare è possibile, evitare scempi
come questo è possibile. Pizzo, la Calabria, ma tutti gli altri luoghi colpiti
da questo degrado (spesso provocato da turisti maleducati o da cittadini con
poco senso civico e ambientale) possono essere recuperati, e devono essere
tutelati. Consiglierei a tutti una passeggiata in questi luoghi anziché
riempirsi la testa con show televisivi dal dubbio valore. Quelle sono le
spiagge su cui sbarcò Murat. Spero che, almeno lui, ne abbia conservato un
ricordo migliore.
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