Recensione Månegarm - Vargstenen
Va bene, sono un po' off-topic, ma questa è la mia prima recensione ufficiale uscita per Webradio Mammuth e voglio condividerla con voi. Conoscete questa band? No?! Male, ragazzi, molto male! ;)
Mi accingo a recensire una delle più note band del
panorama viking metal, gli svedesi Månegarm. Attivi sulle scene da almeno dieci anni, il gruppo scandinavo è reduce dalla sua primissima apparizione ad un festival italiano, il Fosch Fest tenutosi a Bagnatica (BG) lo scorso luglio e che ha attirato tantissimi fan non solo per loro, ma anche per i finnici Korpiklaani. “Vargstenen” è uscito nel 2007, ed è uno dei miei album preferiti. Non solo per le dinamiche molto vicine al death metal, ma anche per i bellissimi intermezzi melodici ed epici.
L’ascolto inizia subito forte con l’intro e la veloce “Ur själslig död”, in cui il cantante e batterista Erik Grawsiö alterna un cantato growl ad un melodico accattivante. Da segnalare anche il bell’intermezzo con voce femminile, molto dolce e cristallino. Il terzo brano, “En fallen Vader”, inizia ritmato come il precedente, e in un certo senso presenta la stessa struttura: più o meno a metà del pezzo, il quintetto svedese propone un intermezzo più calmo, cantato in melodico da Grawsiö. Segnalo il suo vocalizzo nella parte finale di questa parte, che si lega alla melodia del violino eseguita da Janne Liljeqvist.
Molto
carine anche le due ballad di questo album, “Det gamle talar” e
“Vargbrodern talar”, molto corte ma sicuramente d’effetto essendo
completamente melodiche. Ma il brano migliore resta la title track,
“Vargstenen”, un pezzo che inizia potente e veloce con tanto di doppia
cassa, per poi stopparsi dopo pochi minuti per assumere tonalità più
calme e riprendere, subito dopo, la stessa velocità iniziale. Il pezzo
si presenta estremamente epico nei suoi contenuti (Vargstenen significa
“la pietra del lupo”, e lo si capisce soprattutto dalla copertina
dell’album). Da segnalare il finale, in cui i Månegarm
riescono ad assumere connotati folk senza, però, introdurre strumenti
quali fisarmoniche o tastiere. L’elemento di forza resta il passaggio
della voce dal growl/scream al pulito, sempre aggressivo, e il coro
cantato da tutta la band in chiusura della canzone. Brividi.
Di
tutto altro stile, invece, la canzone successiva, intitolata
“Vedergällningens tid”. Dai toni decisamente più allegri di
“Vargstenen”, il pezzo si presenta più breve e segnalo l’ottima
capacità del singer di adattarsi alle melodie vocali sostenute, in certi
punti, prettamente dal violino. Chiude il disco la ballad “Eld”,
cantata in coppia con una voce femminile dalla tonalità molto alta, che
riesce a coprire perfettamente il timbro caldo e aggressivo di Erik.
Un
disco aggressivo per quanto epico nei contenuti e nelle melodie pulite,
sebbene la struttura un po’ troppo simile nei vari brani potrebbe
sminuirne l’intensità. Ottimo anche l’uso parsimonioso della voce
femminile , che avrebbe conferito al lavoro quel qualcosa di “già
sentito” se fosse stata inserita ulteriormente. Un’ottima prova per
questi svedesi, che speriamo di rivedere al più presto dalle nostre
parti.
Miglior traccia: Vargstenen
"Vedergällningens tid" è la mia preferita *_*
RispondiEliminaMi è spiaciuto però non sentire nulla con la voce femminile live al fosch fest(ma credo non se la portino mai dal vivo la tizia)..è vero che per 2-3 canzoni che canta si poteva fare a meno, ma a me piacciono quelle 2 canzoni, uffa ._.