La Calabria e il suo passato
Approfittando delle vacanze in Calabria, mi sono fatta
accompagnare in una delle città più antiche di questa regione, Mileto. Memore
delle lezioni di storia greca e medioevale all’università e, forse, illusa
dalle belle foto trovate in rete, mi preparo con entusiasmo alla gita.
Giunti
sul luogo, la delusione è lampante: la famosa città magno greca fondata dall’omonimo
ecista, terra natia di Ruggero I d’Altavilla, si snoda in mezzo alle colline,
attraversata da una strada principale alquanto trafficata; le indicazioni che
conducono all’area archeologica sono scarse, quasi tutte in prossimità del
museo diocesano dedicato a papa Gregorio VII. Dopo aver percorso una strada
dall’asfalto irregolare e seguendo le tappe della via Crucis, finalmente
troviamo un residente che ci spiega la strada per raggiungere le rovine. La
strada è segnata come interrotta a 200 metri. Decidiamo di proseguire, viste
anche le auto che la percorrono in senso opposto. Sulla collina si scorge
imponente il resto del muraglione normanno, preceduto da una chiesetta. Tutto
ben recintato e chiuso da un cancello che recita, tra i numerosi divieti, “area
archeologica medioevale”. Nessuno cui chiedere informazioni, nessun custode, il
nulla. Solo un silenzio irreale, interrotto dal rumore delle auto. Sbirciando attraverso i cancelli (facili oltretutto da manomettere con un bel paio di guanti da lavoro e delle pinze), intravediamo i resti di alcune mura.
Convinti dell'esistenza delle telecamere di sorveglianza decidiamo di desistere e recarci all'arcivescovado della cittadina per chiedere informazioni e visitare il museo. Ci viene detto che non solo il museo è "momentaneamente" chiuso, ma che sul sito archeologico ci sono soltanto "dei muri" e, di conseguenza, ben poco da vedere. Ma ciò che ci ha lasciato più perplessi è stata la seguente frase: "Entrate pure, basta che spostiate le catene del cancello. E' facile, ci entrano tutti". Sconvolta nel mio (forse) fin troppo sensibile animo di storica, mi faccio riportare sul sito del misfatto, dove scopro che sì, in effetti entrare a perlustrare non era poi così difficile, ma era meglio tornarci indossando degli anfibi e dei pantaloni più lunghi per non graffiarsi con il ferro arruginito.
Questa sono io davanti al cancello dell'area archeologica |
Il castello di Vibo Valentia |
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