Recensione: "L'amante di Pilato" di Gisbert Haefs

Il libro di Haefs ci riporta, come il titolo suggerisce, ai tempi dell'occupazione romana della Giudea. Durante i giorni che portano alla crocifissione di Gesù (chiamato correttamente Geoshua), Gilbert Haefs narra con un'accurata ricostruzione storica le vicende della principessa egizia Cleopatra e delle sue ancelle, in una repentina fuga attraverso l'Oriente in un susseguirsi di carovane, predoni, assalti, morti, assassini misteriosi, traditori e amicizie. Come in un vero libro giallo, niente in questo romanzo è scontato: i personaggi rivelano oscuri dettagli a proposito del proprio passato e dei motivi che li conducono in Palestina, prima tra tutti l'enigmatica Cleopatra e il centurione Rufo, che fino all'ultimo manterrà celati i suoi intendi pro o contro gli stessi romani. Pilato appare troppo occupato ad imporre il controllo romano in una zona travagliata dai litigi civili tra ortodossi e non ortodossi, e poco si cura della sua vecchia amante egizia.
In tutto questo l'esecuzione di Gesù è poco più di un contorno, una scena fugace cui si fa riferimento per un paio di righe, sebbene la sua figura sia più volte dipinta come giusta e onesta, in contrasto ai giudei ortodossi che non pochi problemi crearono agli occupanti romani. Il fulcro del libro è la battaglia di Ao Hidis, una fortezza ostile ai romani in territorio romano, dove la vicenda si snoderà rivelando alcuni particolari prima celati.
La pecca del libro è lo stile narrativo spesso frammentario e i dialoghi poco chiari, uno stile in cui non ci si può perdere alcun dettaglio se non si vuole arrivare impreparati al finale.


Voto: 7/10

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