Un abito da Southern Belle (1850-1860)

Qualche post fa, vi ho raccontato del mio ultimo abito in stile vittoriano, descrivendone un po' la storia e la costruzione. Non è mia abitudine scrivere i post relativi ai costumi in italiano (ebbene sì, il pubblico raggiunto sarebbe assai più ristretto) ma per questo abito ho deciso di fare un'eccezione. In Italia, purtroppo, la divulgazione in merito a certi argomenti è assai limitata ed è spesso circoscritta alla lingua inglese, quindi spero di poter essere utile. 
Prima di iniziare, vi lascio il link alla versione inglese dell'articolo, dove troverete le varie foto della costruzione e alcuni scatti realizzati con l'abito indossato (che non pubblico qui per evitare ripetizioni). Se avete qualche domanda in merito, lasciate un commento e vi risponderò quanto prima! 

Lo riconosco, non sono mai stata una grande fan dell'epoca vittoriana. La sua moda è senza dubbio unica, delicata, ricca di dettagli ed eleganza, ma i miei gusti vertono più sulle lunghe maniche a punta tipiche del XII e XIII secolo, o sulle scollature quadrate del periodo Tudor. Tuttavia, fin da quando ero bambina, c'è un periodo del XIX secolo che mi ha sempre affascinato e che, ormai adulta, continua ad interessarmi dal punto di vista storico e della moda: mi riferisco al periodo della guerra di Secessione americana (1861-1865), che tutti voi conoscerete grazie al film cult "Via col Vento". Il film presenta un mondo fatto di crinoline e sottogonne, balli e frivolezze, una società basata sullo sfruttamento che sarà spazzata via dal conflitto. In realtà, analizzando nel dettaglio la situazione, ci possiamo rendere conto che il film basato sul romanzo della Mitchell si dissocia un po' dalla realtà. Non ho intenzione di discutere la parte storica della vicenda in questa sede, quanto soffermarmi sull'aspetto della moda.





L'ispirazione per il mio abito è venuta dopo aver visto sul web la foto di un vestito del periodo, datato 1860 circa, ed esposto al MET di New York. Sono stata subito rapita dal contrasto bianco-nero e dalla forma ellittica della gonna, la novità del periodo 1863-1869 che porterà definitivamente all'abbandono dell'ingombrante crinolina a cerchi per forme via via più piccole di supporto delle gonne. Tuttavia, per il mio abito ho scelto una figura cosiddetta "antebellum", optando per la classica gonna a campana sostenuta da una struttura  a cerchi.  
La moda del periodo imponeva alle donne diversi strati, che andavano dalla biancheria intima all'abito vero e proprio con relativi accessori. Le donne vittoriane indossavano una chemise bianca abbinata a quelli che noi definiamo "mutandoni", che giungevano al ginocchio e non erano cuciti al cavallo per poter permettere di espletare al meglio le funzioni corporali. Al di sopra vi era il corsetto, in realtà non così mostruoso come appare a noi moderni (attorno al corsetto girano molti "falsi miti" di cui non parlerò qui). Dopodiché questo costoso capo intimo era coperto da un'altra camiciola, sopra la quale si sistemava la struttura a cerchi. Dimenticatevi le enormi crinoline di "Via col Vento" o delle fotografie satiriche, la crinolina non era così esagerata: le gonne erano senz'altro voluminose, ma difficilmente superavano i 2,50m di circonferenza. Inoltre, le donne operaie potevano anche non indossarla, come si vede in fotografie dell'epoca. Sopra la crinolina era necessario indossare una o più sottogonne, sia per proteggere la stoffa dell'abito dalla sporcizia sia per ripararsi dal freddo e nascondere i segni dei cerchi dall'occhio esterno. Esse potevano di cotone o di seta, essere lisce o a balze, sempre per dare più volume e nascondere la crinolina. La mia è personalmente liscia, senza fronzoli. 
Con l'arrivo della guerra, la crinolina così conosciuta iniziò lentamente a cambiare, mutando in una forma ellittica che spostava, di fatto, il volume sul retro rendendo la figura non più a campana. 
Altre componenti del vestiario femminile erano la chemisette, una piccola camicia spesso munita di colletto che s'intravedeva con abiti un po' scollati e veniva legata sui fianchi, per evitare l'ingombro di una camicia vera e propria, e i manicotti inferiori, realizzati spesso in cotone. Questi ultimi potevano anche non essere indossati, ma erano la norma per un look modesto.


Chemisette e under sleeves

Parlando di abiti del periodo, bisogna fare un'altra distinzione. Gli abiti erano spesso composti da tre pezzi, una gonna e due corpetti, uno per il giorno e uno per la sera. Era una scelta saggia che permetteva alle donne delle classi meno abbienti di sfruttare la stessa gonna per occasioni diverse; spesso la gonna presentava poche decorazioni per poter essere indossata facilmente di giorno, ma nei casi di abiti da ballo veri e propri esse erano variegate e molto appariscenti, con pizzi e fiori di stoffa. I corpini presentavano maniche lunghe di giorno e corte di sera, ma erano entrambi muniti di stecche per preservare una certa rigidità e mantenerli al loro posto durante i movimenti. Il mio corpino è stato strutturato in questo modo, con delle stecche in metallo applicate sulla fodera. Non ho ancora realizzato la variante da ballo, ma ci arriverò. La costruzione interna di essi differisce dalle moderne tecniche di cucitura (se guardiamo un indumento foderato, ci rendiamo subito conto che i rovesci delle due parti - fodera e tessuto esterno - restano all'interno), in quanto gli strati che componevano il capo erano cuciti come se fossero un pezzo unico, su cui poi venivano montate le stecche; in questo modo si potevano apportare eventuali modifiche senza dover scucire il tutto e - ricordiamo - le stecche erano inoltre protette da svariati strati di tessuto quali la camiciola. Gli abiti da giorno erano realizzati nella medesima maniera.
Le cuciture dei corpini erano, inoltre, realizzate con una rifinitura a cordoncino, tecnica molto in voga per tutto il XIX secolo e parte del XX, quando poi la produzione di massa pose fine a questo procedimento lungo. Questo tipo di rifinitura era spesso in color contrastanti alla stoffa dell'abito e serviva anche a proteggere le parti del capo più soggette all'usura (ricordiamoci che questi abiti erano creati per durare nel tempo).

Le gonne erano realizzate mediante dei rettangoli di stoffa, mediamente quattro, che erano poi plissettati e uniti ad un cinturino a seconda dell'ampiezza della vita.
E ora veniamo agli accessori. Una dama dell'epoca non sarebbe mai uscita senza uno scialle, dei guanti e un copricapo, che poteva essere di paglia o di tessuto, allacciato sotto al mento. I colletti possono essere ritenuti un accessorio, in quanto erano un pezzo a parte dell'abito, cucito singolarmente per poter essere sostituito e lavato senza dover immergere l'abito intero. Le passamanerie e le decorazioni subivano lo stesso trattamento, essendo cucite a punti molto larghi per poter essere rimosse prima del lavaggio - un'idea assai eccellente per evitare macchie dovute a perdite di colore.
Per quanto riguarda i colori degli abiti, c'era una vasta scelta: marrone, blu, verde (attente all'arsenico...per un approfondimento in lingua inglese, visitate questo blog), bianco e rosso erano tinture accettate. Il nero era riservato al lutto, su cui non si poteva transigere.


Un piccolo approfondimento: la camicia che si vede spesso rappresentata nei fashion plates dell'epoca si chiama Garibaldi blouse, e deve il suo nome proprio al nostro Giuseppe Garibaldi, che soggiornò in America presso Meucci durante il periodo della Guerra di Secessione. La Garibaldi blouse consisteva in una camicetta da giorno con maniche molto ampie, indossata con una cintura in vita, ed era spesso prerogativa delle ragazze più giovani (potete vederla nel mio abito "Melanie" in cotone verde).





Vi piace questo stile? Se avete domande o curiosità da soddisfare, lasciate un commento!

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